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Giuseppe Mazzotti è stato certamente per vastità d'interessi e capacità d'incidere sul corso degli eventi una delle personalità di maggior spicco della cultura veneta contemporanea. Egli in anni difficili e con pochi illuminati compagni di strada seppe precorrere alcune delle vie maestre, poi battute da molti, sul fronte della sensibilizzazione e della salvaguardia delle bellezze naturali e dei frutti della civiltà, con un occhio di riguardo per la sua "Marca Gioiosa", ma con la capacità di non perdere mai di vista la vastità degli orizzonti della battaglia intrapresa. Affiancò a questo impegno, che condusse per 37 anni dalla direzione dell'Ente Provinciale per il Turismo, l'eguale travolgente passione per la montagna, per la cui salvaguardia non lesinò mai impegno e amore e alla quale legò indelebilmente i suoi esordi e alcuni dei suoi più alti risultati di prolifico, brillante scrittore e saggista.
Nato a Treviso il 18 marzo 1907 da padre romagnolo e madre trevigiana, Mazzotti ha una formazione inquieta: frequenta a Treviso l'Istituto tecnico-
È la passione per l'arte ad avvicinarlo in quegli anni ad alcuni dei giovani protagonisti della vita culturale trevigiana, tra i quali Arturo Martini, Gino Rossi, Toni Benetton, Juti Ravenna, Sante Cancian, Arturo Malossi, e gli scrittori Giovanni Comisso e il bellunese Dino Buzzati, col quale condivide l'identica e travolgente passione per le Dolomiti.
Dal 1927 fino al 1942 è il responsabile delle Mostre d'arte trevigiana, per le quali passano tutti i maggiori protagonisti della Marca tra le due guerre e molti dei giovani più promettenti. L'attività di editorialista, iniziata timidamente nel 1926, negli anni che precedono l'uscita de La montagna presa in giro, opera d'esordio del 1931, segnano già lo spettro essenziale dell'impegno mazzottiano: si annotano infatti affianco a critiche e presentazioni di mostre e artisti, tra i quali un precoce articolo su Arturo Martini, una fitta schiera di contributi dedicati alle montagne a lui già care, come Il Grappa, il Popera, le Dolomiti Ampezzane. È una recensione del 1928 alla Mostra veneta sull'artigianato il primo indizio di un ulteriore campo d'interesse di Mazzotti, quello per le espressioni d'arte minore e per le tradizioni popolari; un'attenzione che si concretizzerà dieci anni più tardi, nella Mostra delle arti popolari della Marca Trevisana e, successivamente, in una ricca produzione di articoli e saggi che in tempi non sospetti, lo porterà ad anticipare molte delle odierne riflessioni sul musei etnografici.
Il 1932 è un anno importante nella biografia mazzottiana: egli infatti, da un canto inizia la propria collaborazione con l'ufficio della Camera di Commercio, che tre anni più tardi diventerà l'Ente Provinciale per il Turismo -
Alla Valle d'Aosta -
L'amicizia con Ciro Cristofoletti -
Nel 1938 e ancora nel 1946 torna alle sue montagne con due libri molto apprezzati, La Grande parete e Introduzione alla montagna, che dopo il successo de La montagna presa in giro, mettono in luce Mazzotti come uno dei più apprezzati scrittori di montagna della nuova generazione.
A queste esperienze, egli alterna negli anni difficili della guerra, le prime pubblicazioni a sfondo turistico-
Quei giorni angosciosi vedono pochi allucinati protagonisti, su tutti il restauratore Mario Botter, il comissiano "folle di Dio", ma anche il soprintendente Luigi Coletti e tra loro Giuseppe Mazzotti. Loro è lo sforzo di salvare il salvabile, sua, nel 1952, sarà l'idea di ricordare quel giorni luttuosi con una Mostra della ricostruzione, ideale omaggio agli "eroi" di quelle giornate, che apre il capitolo fortunato delle mostre fotografiche e documentarie, che un vertice assoluto troverà nelle molteplici mostre sulle Ville Venete.
Il tema suggerisce subito una segnalazione doverosa, poiché vi è un'altra attività di eccezionale importanza nella vita di Giuseppe Mazzotti, che è quella di fotografo. Come dichiara nell'introduzione al volume Immagini' della Marca Trevigiana, egli non si è mai considerato un artista né un professionista dello scatto, limitandosi -
Nel 1948 Mazzotti cura la realizzazione della Mostra dell'ambiente e del paesaggio trevigiano, che già dal titolo evidenzia un taglio insolito e originale della visione mazzottiana della conservazione che tornerà come assunto di base del suo operato. Ci riferiamo alla singolare e fortissima sottolineatura del "contesto", che è appunto l'ambiente e il paesaggio, entro il quale egli cala ogni singola emergenza. Può apparire una banalità, ma qualora si pensi alle difficoltà che ancor oggi incontra la nozione di "paesaggio" come bene da tutelare, appare allora in tutta evidenza la carica anticipatrice del suo operato.
Dal 1951 egli inizia la lunga e proficua collaborazione con il Touring Club Italiano, che lo vedrà sovente protagonista nelle pagine del bollettino nazionale, mentre è del '54 l'ingresso nel Rotary Club di Treviso, del quale diverrà Presidente nel '73 e nel cui ambito -
È sempre in questi anni che Mazzotti sposa appieno la causa delle Ville Venete, affiancando il proprio impegno a quello di alcuni amici studiosi, come Michelangelo Muraro e Renato Cevese; un impegno che vede in rapida successione alcuni eventi chiave dell'attività di Mazzotti, a cominciare dalla mostra fotografica nel 1952, che esordisce a Palazzo dei Trecento per prendere poi la via di molte capitali europee; con la pubblicazione, ampliata l'anno successivo, del catalogo delle Ville Venete, primo reale inventario di questo straordinario patrimonio diffuso regionale al quale farà seguito nel '57 il ponderoso e fortunato volume edito da Bestetti, vera pietra miliare della sua bibliografia, che nell'uscire anticipa di pochi mesi l'approvazione della Legge di tutela n. 243/1958, stesa in collaborazione con Silvio Negro, che istituiva l'Ente per le Ville Venete.
Sono anni di intensissima attività, che tuttavia si snodano con eccezionale fedeltà all'assunto di base del pensiero di Mazzotti, che vuole i vertici della cultura sempre strettamente connessi all'animus di una terra e alla sua cultura diffusa. Nasce così nel '57 il suo più bel volume fotografico, il già citato Immagini della Marca Trevigiana, così come la Mostra sul paesaggio asolano e sugli incisori veneti, e ancora nel '62 in collaborazione con Luigi Menegazzi la bellissima monografica su Cima da Conegliano "Interprete del paesaggio veneto", che inaugura la collaborazione con Carlo Scarpa per gli allestimenti, collaborazione che culminerà nel '67 nella grande retrospettiva su Arturo Martini a Santa Caterina.
Tutto si sposa in Mazzotti, senza cesure, legato da un interesse inesauribile e quasi enciclopedico per ogni testimonianza del passato: le stampe dei Remondini vanno così assieme al popolare El mondo roverso, l'architettura delle ville venete e dei castelli alle case rustiche e alle architetture spontanee, cui nel '70 dedica una mostra memorabile. E tutto infine si unisce all'esaltazione dei sapori locali, dei vini rossi e bianchi dei colli del Coneglianese, del radicchio di Treviso, in una difesa strenua, in tempi di cucina internazionale, dei valori della cucina tradizionale, che lo vedrà in ciò spesso affiancato a Maffioli sulle pagine dell'Annuario dell'Accademia Italiana della Cucina.
Presidente della Sezione Trevigiana di Italia Nostra, Ispettore onorario ai monumenti, gli ultimi anni di vita di Giuseppe Mazzotti scorrono impegnati alacremente nelle consuete battaglie e attorno temi di una vita: nel '73 dedica un bellissimo volume-
Nel 1978 è la volta della mostra su Giorgione a Castelfranco Venero, in occasione del quinto centenario della nascita e l'anno successivo di quella su Tommaso da Modena a Treviso, segni di un impegno mai venuto meno e che lo vede ancora nel 1980 relazionare con l'entusiasmo di sempre al "Primo Corso di perfezionamento professionale per i giovani impiegati nel rilevamento dei beni ambientali e culturali della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia", quasi in lui fosse chiara la volontà di lasciare una traccia indelebile anche nelle nuove generazioni.
Il 28 marzo 1981 Giuseppe Mazzotti, all'età di 74 anni, moriva, lasciando una scia di cordoglio e commozione nella sua Marca, nel Veneto e tra le molte personalità in Italia e all'estero che ne avevano conosciuto e spesso condiviso l'impegno per la difesa dei valori della civiltà veneta o, se si vuole, della civiltà tout court.
L'affetto per l'uomo e lo studioso già all'indomani della sua scomparsa portò ad un proliferare di iniziative e premi in suo nome; oggi, a distanza di 29 anni da quel 28 marzo, la memoria di Giuseppe Mazzotti è viva e perpetrata in fraterna collaborazione dalla Fondazione Giuseppe Mazzotti per la Civiltà Veneta di Treviso e dall'Associazione Premio Letterario Giuseppe Mazzotti, che ogni novembre raduna a San Polo di Piave vecchi e nuovi amici del grande "Bepi".
Luca Baldin
Il Gruppo Filatelici di Montagna ha promosso e realizzato un annullo postale che si ripete ogni anno da sette anni a questa parte.
Si tratta di una importante iniziativa filatelica che mira principalmente a proporre al grande pubblico dei filatelici la figura di questo straordinario personaggio. Parimenti l'iniziativa sta realizzando, anno dopo anno, una memoria storica del Premio Gambrinus attraverso l'edizione di un set di una decina cartoline che presenta i vincitori dell'anno in corso e ripercorre a ritroso le opere premiate nel corso degli anni, a partire dalla prima edizione del Premio, il 1983.
Il ricordo di ogni autore premiato si completa con una breve scheda autobiografica.